In questi giorni sto tenendo un percorso di formazione sui bias cognitivi in ambito finanziario, dove naturalmente si fa riferimento alle teorie di Kahneman e altri studiosi. Tra i vari bias trattati, uno che trovo molto interessante è quello della contabilità mentale: tendiamo a dare etichette specifiche al nostro denaro. Trattiamo, ad esempio, lo stipendio in modo diverso rispetto a un’eredità o una vincita alla lotteria. Inoltre, suddividiamo il denaro in “cassetti” mentali: quello destinato agli studi, alla casa, all’auto, ecc.
Se ci pensiamo, questo non ha senso dal punto di vista economico, perché il denaro è un bene fungibile, ossia perfettamente intercambiabile e scambiabile. Ma etichettare il denaro ci dà una sensazione di controllo e ci aiuta a pianificare.
Fin qui tutto chiaro. Ma c’è un’altra riflessione che trovo ancora più interessante e che ci riguarda tutti.
Se il denaro è un bene fungibile, qual è il bene non fungibile per eccellenza?
⏳ Il tempo. ⏳
Il tempo non è scambiabile. Certo, possiamo dare un valore economico al nostro tempo, ma è davvero congruo? Possiamo anche pagare per risparmiare tempo o delegare ad altri, ma non stiamo davvero “scambiando” il nostro tempo. Una volta passato, il tempo è andato. È unico, irripetibile e non può essere recuperato.
Ecco dove, secondo me, entra in gioco un’altra scorciatoia mentale: spesso non diamo al nostro tempo il giusto peso. Quindi, la domanda che dovremmo farci è:
“Il tempo che sto dedicando mi sta generando un valore reale, allineato ai miei obiettivi e valori?”
Se la risposta è no, forse è il momento di rivalutare come stiamo usando il nostro tempo.
Che ne pensate? 🤔
Lascia un commento