Quante volte ci siamo trovati in situazioni in cui sappiamo esattamente cosa dovremmo fare, ma poi non lo facciamo?
Esempi concreti sono ovunque. Pensiamo al fumo: sappiamo tutti che è dannoso, ma moltissimi fumatori continuano a fumare nonostante la consapevolezza dei rischi. Oppure lo zucchero: sappiamo che fa male, che può portare a problemi di salute come obesità e diabete, ma quante volte rinunciamo davvero a quel cucchiaino extra nel caffè o a quel dolce dopo cena?
Dal sapere al fare: un salto non così scontato
Questa dinamica si riflette anche nel mondo del business e della crescita personale. Da anni, come coach e formatore, mi capita di spiegare l’importanza di alcune pratiche essenziali: l’ascolto attivo del cliente, la gestione efficace del tempo, il dare priorità alle attività importanti rispetto a quelle urgenti. Eppure, spesso mi sento dire: “Sì, Antonio, hai ragione. Dovrei davvero fare così.”
Questa affermazione dimostra che sapere cosa fare non significa necessariamente farlo. Il “dovrei” indica una consapevolezza teorica che non si traduce in azione concreta. Perché?
La differenza tra dovere e volere
Qui entra in gioco una distinzione fondamentale tra “dovere” e “volere”. In qualità di coach, presto molta attenzione al linguaggio che usano le persone. Quando sento qualcuno dire “dovrei fare…”, vedo un segnale di obbligo esterno più che di motivazione interna. Questo tipo di linguaggio tradisce una mancanza di connessione emotiva con l’azione stessa.
Il “dovrei” è un modo per auto-giustificarsi, per riconoscere la validità di un concetto senza però impegnarsi a metterlo in pratica. Al contrario, il “voglio fare” parte da una volontà più profonda e porta con sé una maggiore probabilità di trasformarsi in azione concreta.
Perché non agiamo?
La domanda è quindi: perché, pur conoscendo cosa dovremmo fare, non lo facciamo?
Le risposte sono molteplici e variano da persona a persona, ma nella mia esperienza, il motivo principale è il timore di affrontare le proprie paure e insicurezze. Non agiamo perché ci stiamo costruendo degli alibi, perché temiamo il cambiamento o perché restiamo ancorati alla nostra zona di comfort.
C’è poi un altro aspetto da considerare: finché la situazione attuale non ci provoca abbastanza disagio, tendiamo a rimandare. Solo quando il “dolore” diventa insostenibile, iniziamo a muoverci.
Molto spesso il primo movente per cambiare è proprio la fuga da una condizione scomoda: scappiamo dallo stress, dall’insoddisfazione, da un lavoro che non ci piace, da relazioni tossiche. Ma questa motivazione iniziale è insufficiente per mantenere il cambiamento nel lungo periodo. Per far sì che l’azione perduri, dobbiamo avere una chiara direzione, un obiettivo verso cui vogliamo andare.
Dal “fuga da” al “muoversi verso”
È qui che la motivazione si trasforma. Se la fuga da qualcosa può essere una potente spinta iniziale, ciò che ci mantiene in azione è muoversi verso un obiettivo positivo. Avere chiaro dove vogliamo arrivare ci dà la forza e la perseveranza necessarie per affrontare le difficoltà del percorso.
Immagina di conoscere tutte le tecniche di gestione del tempo, come la matrice di Eisenhower. Sapere quali sono le attività importanti e non urgenti è utile, ma se non hai chiarezza su cosa è davvero importante per te, continuerai a farti distrarre dalle urgenze degli altri. In altre parole, senza un chiaro “perché”, è facile che le tue azioni siano dettate dalle priorità altrui anziché dalle tue.
Il ruolo del coaching
Ed è qui che il coaching si integra con la formazione. La formazione ti dà gli strumenti, ti fornisce conoscenze teoriche e pratiche; il coaching ti aiuta a fare quel salto dal sapere al fare. Ti spinge a riflettere sulle tue motivazioni, a riconoscere i tuoi alibi, e soprattutto a chiarire dove vuoi andare.
Un buon percorso di coaching può aiutarti a trasformare il “dovrei” in “voglio”, allineando le tue azioni con i tuoi obiettivi e valori profondi.
E tu, cosa ti spinge ad agire?
Ti fermi mai a riflettere su cosa ti motiva davvero? Cosa ti spinge ad alzarti ogni mattina e a fare quel passo in più? Sei più motivato dalla fuga da situazioni scomode o dall’idea di raggiungere qualcosa di nuovo e migliore?
Sono un coach e un formatore, posso aiutarti nello sviluppo delle soft skill, nella vendita e nel marketing. I miei percorsi sono sia individuali che di team. Contattami per saperne di più: antonio@sanna.coach
Antonio Sanna
Coach | Formatore
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